
"Per tutti gli Europei non c'č un domani se non in un Unione Europea pių coesa."
Data: Sunday, 01 January @ 12:00:00 CET Argomento: Notizie dal mondo
Le parole del capo dello stato Ciampi per il discorso di fine anno
hanno riguardato l'unità nazionale e l'unità Europea. Le sue parole
sono state:
"Più volte mi sono riletto il testo dell'impegno
preso in parlamento il 18 maggio 1999, il giorno del mio giuramento.
Quell'impegno si ispirava alle iscrizioni scolpite sui frontoni del
vittoriano, l'altare della patria: "per la libertà dei cittadini, per
l'unità della patria". Non è retorica, è l'essenza stessa del nostro convivere civile.
[...]
Siete nati e vivete in un'europa di pace, di
libertà. Tenete alti, e
diffondete nel mondo, i suoi ideali. Toccherà a voi completarne e
rafforzarne le istituzioni. Per tutti gli europei non c'è un domani se
non in una unione europea sempre più coesa.
[...]
E a tutti, care italiane e cari italiani, i più
affettuosi auguri per il nuovo anno. Affrontatelo con fiducia, con
speranza. Possa il 2006 portare serenità a voi, alle vostre famiglie, alla nostra
amata patria.
Viva l'italia!".
Il testo esteso:
"Care italiane, cari italiani, è questo il settimo
incontro di fine anno con voi, l'ultimo prima del termine del mio
mandato presidenziale. I commiati, quanto
più sono sentiti, tanto più debbono essere brevi. E breve intende
essere questo mio di stasera.
Tenterò di esprimere l'animo con il quale ho vissuto questi sette anni,
il messaggio che ho cercato di inviarvi. Più volte mi sono riletto il
testo dell'impegno preso in parlamento il 18 maggio 1999, il giorno del
mio giuramento. Quell'impegno si ispirava alle iscrizioni scolpite sui
frontoni del vittoriano, l'altare della patria: "per la libertà dei
cittadini, per l'unità della patria". Non è retorica, è l'essenza stessa del nostro convivere civile.
L'essere chiamato a rappresentare l'italia, a essere garante della sua
costituzione, l'ho vissuto non solo come un altissimo mandato, ma
soprattutto come un dovere, una missione. Per questo ho voluto abitare, con mia moglie, sin dal primo giorno, nel
quirinale: da sette anni è la mia casa, la casa del presidente della
repubblica, la casa degli italiani. Per questo ho insistito nel
richiamare i simboli più significativi della nostra identità di
nazione, dal tricolore all'inno di mameli, l'inno del risveglio del
popolo italiano; e nel rievocare il nesso ideale che lega il
risorgimento alla resistenza, alla repubblica, ai valori sanciti nella
sua carta costituzionale. Per questo ho visitato ogni provincia d'italia e ho voluto che agli
incontri nelle città capoluogo partecipassero tutti i sindaci dei
comuni della provincia.
Ho vive nella mente, e ancor più nel cuore, le
immagini delle piazze delle cento province d'italia, delle 8.000 Fasce
tricolori dei sindaci dei comuni d'italia, delle tante migliaia di
cittadini, di ogni età e ceto, che durante quelle visite si sono voluti
stringere intorno al presidente della repubblica, al loro presidente.
Ovunque, nella varietà dei panorami, lo stesso spettacolo, lo stesso
entusiasmo, lo stesso amore per la propria città e per la patria. Il
mio lungo viaggio in italia è stato la più bella esperienza che ha
accompagnato l'intero settennato: mi ha dato sostegno, ha alimentato la
mia forza morale e fisica.
Lo ho iniziato senza avere un preciso disegno, nè esperienza di
contatti diretti con la gente. Proprio questa
mancanza di preparazione mi ha spinto a presentarmi a voi come sono,
come un italiano che si rivolge a ogni altro italiano. E con voi è
avvenuta una sorta di scambio.
Vi ho parlato di ciò che avevo nel cuore e nella mente. Di ciò che si era
sedimentato in me stesso sin dalla gioventù, vissuta in un periodo
tormentato per la nostra patria, e poi nei lunghi anni in cui mi è
stato dato di servire lo stato; e al tempo stesso di vivere una
normale, serena vita di una comune famiglia italiana.
E voi mi avete contraccambiato. Mi avete dato molto di più di quanto io
vi abbia dato, di quanto potessi darvi. Ho constatato quanto
sia vivo in tutta italia uno spirito costruttivo di civile solidarietà,
radicato nella nostra antica tradizione comunale, libero da vincoli di
parte. Esso anima le tante
iniziative di volontariato, in italia e all'estero, ovunque nel mondo
la nostra presenza possa essere di aiuto.
Dai nostri incontri ho tratto anche consapevolezza di quanto sia
diffusa, e già in atto nel paese, da nord a sud, una forte, spontanea
reazione ai problemi e alle difficoltà insiti nell'impegnativo
confronto, politico, economico e sociale, in un mondo, quale quello
contemporaneo, investito dalla globalizzazione. Ci uniscono, e ci
danno forza, il nostro ingegno, il nostro estro creativo, la nostra
passione al lavoro. Ed è di conforto il
senso della identità italiana che anima anche le nostre comunità
incontrate nei miei numerosi viaggi all'estero.
A loro, come a ogni italiano che vive in patria, mi rivolgo stasera,
così come feci sette anni fa. Quello che mi ha
sorretto, e che ho cercato di trasmettervi, è l'orgoglio di essere
italiani. Siamo eredi di un antico patrimonio di valori cristiani e
umanistici, fondamento della nostra identità nazionale. Come presidente
della repubblica italiana mi sono proposto di esercitare imparzialmente
il mio mandato, e ho costantemente rivolto a tutti l'esortazione al
dialogo, al confronto leale, aperto, reciprocamente rispettoso.
Come presidente, ho voluto esprimere il senso della dignità di
cittadino di una libera democrazia: dignità che è consapevolezza delle
responsabilità del proprio stato, dei propri diritti, ma ancor più dei
propri doveri. Ho affermato la
laicità dello stato. E ho fortemente sentito l'importanza della felice
convivenza, in questa città di roma, di due stati, indipendenti e
sovrani. Ho avvertito nella
concordia e nella condivisione di fondamentali valori da parte di stato
e chiesa, e nella operosa collaborazione, nella società, di laici e
credenti, un elemento di grande forza per la nostra patria.
Con questo spirito invio un particolare augurio a sua santità benedetto
xvi, che ha ereditato dal suo indimenticabile predecessore, giovanni
paolo ii, la missione di apostolo della fratellanza tra i popoli, del
dialogo tra le fedi e le civiltà. I convincimenti che
ho sommariamente richiamato sono stati l'ispirazione e il filo
conduttore del mio comportamento, delle iniziative e delle posizioni
prese in questi sette anni sui tanti temi interni, europei, mondiali,
sui quali mi sono espresso, e sui quali stasera non intendo tornare.
Ma sento ancora una volta il dovere, il bisogno di rivolgermi ai
giovani. Siete il nostro domani. La nostra speranza. La mia generazione
si è impegnata nel salvaguardare e trasmettervi lo spirito che ci animò
all'indomani di una guerra orrenda. Lo spirito che ci diede la forza di ricostruire le nostre città, di dar
vita alle istituzioni di libertà che contraddistinguono la repubblica
italiana, e l'unione europea, che abbiamo creato insieme con altri
popoli. Dai tanti incontri
che ho avuto con voi ho tratto motivi di fiducia nell'avvenire della
nostra italia. So quanto siate impegnati nel prepararvi ad affrontare le sfide del
futuro, insieme con i giovani di altri popoli, che condividono le
vostre aspirazioni di progresso, di giustizia, di pace. La pace: mi
sono rimaste impresse le parole rivoltemi da una bambina nella piazza
di corleone: "la pace ti nasce dal cuore e si diffonde nell'aria".
Preservate i valori della nostra civiltà, che non soggiacciono al
mutare delle mode. Primo fra essi l'amore per la famiglia, nucleo
fondamentale della società, punto sicuro di riferimento per ciascuno di
noi. Siete nati e vivete
in un'europa di pace, di libertà.
Tenete alti, e
diffondete nel mondo, i suoi ideali. Toccherà a voi completarne e
rafforzarne le istituzioni. Per tutti gli europei non c'è un domani se
non in una unione europea sempre più coesa.
Questi sono i sentimenti e le riflessioni che, nell'approssimarsi del
congedo, affollano il mio animo. Li affido a voi che mi ascoltate.
Un pensiero, un augurio particolare vanno a coloro che soffrono, che
stasera hanno per compagni il dolore, la solitudine.
E a tutti, care italiane e cari italiani, i più affettuosi auguri per
il nuovo anno. Affrontatelo con fiducia, con speranza. Possa il 2006 portare serenità a voi, alle vostre famiglie, alla nostra
amata patria.
Viva l'italia!".
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